Idrocefalo dell’Adulto

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Nel 1965 veniva per la prima volta diagnosticato l’idrocefalo normoteso (IN), ma ancora oggi, a distanza di tanto tempo dall’intuizione di Hakim e Adam, esso resta una patologia sommersa,  confusa con altre patologie neurodegenerative come malattia di Alzheimer, il Parkinson e le demenze su base vascolare-ischemica. Hakim e Adam scoprirono che alla dilatazione delle strutture ventricolari cerebrali, si associano decadimento cognitivo, alterazioni della marcia ed incontinenza urinaria.


Cosa fare

Una volta sospettato un IN è fondamentale sottoporre il paziente ad uno studio TC o di Risonanza Magnetica (RM) dell’encefalo. Questi esame evidenziano la dilatazione delle cavità ventricolari e il danno delle strutture cerebrali periventricolari. Diventa necessario procedere alla decongestione di tali strutture prima che il danno cerebrale diventi permanente.  Per il successo terapeutico sono fondamentali, quindi, una corretta diagnosi ed un trattamento tempestivo.

 

Come curarlo

 

Il trattamento dell’ Idrocefalo Normoteso è, esclusivamente, chirurgico.  E’ necessario rimuovere dai ventricoli il liquor in eccesso. Quanto prima possibile il paziente viene sottoposto a derivazione ventricolo-peritoneale. Un piccolo catetere viene introdotto nei ventricoli e collegato, mediante l’interposizione di una valvola, ad un altro che ha lo scopo di portare il liquor in eccesso in un sito corporeo dove sarà possibile il suo riassorbimento, con il minor disaggio possibile.

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Selezione dei candidati alla chirurgia

L’informazione contenuta in questo sito web non deve sostituire eventuali e possibili visite e colloqui con medici e specialisti di riferimento. Confrontati sempre con i tuoi riferimenti medici per la miglior diagnosi e terapia disponibile per la tua condizione clinica individuale.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]

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